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Il neonato, la sua mamma e il suo papà: amore a prima vista?
I primi istanti dopo la nascita sono carichi di emozioni talvolta anche contrastanti, rappresentano il primo incontro tra la mamma e il suo bambino. Mamma e bambino, che sono stati tutt’uno per nove mesi, si trovano improvvisamente separati, ma sono entrambi pronti per ritrovarsi. In questi primi momenti la coppia madre-bambino cerca di sintonizzarsi e di trovare una intesa. Ma può non essere sempre facile e immediata.
Spesso i film e le immagini stereotipate ci presentano una mamma che, appena vede il suo bambino, si innamora di lui.
È vero, a volte questo accade, ma la realtà può presentarsi con sfaccettature diverse:
RICORDATE
Ogni mamma ha bisogno del suo tempo per incontrare il suo piccolo….non è detto che sia
amore a prima vista
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E il papà? Anche per il papà non è detto che sia amore a prima vista …per alcuni papà può essere molto difficile entrare nella dimensione relazionale e affettiva che la cura di un neonato comporta.
In ogni caso è importante ricordare che in questa fase la figura paterna ha un ruolo molto importante nel sostenere la mamma nelle fatiche della fase iniziale. Inoltre sempre più spesso anche i papà chiedono di essere resi partecipi nel prendersi cura del neonato sin dai primi istanti. E’ però importante considerare che anche per il papà ci possono essere delle difficoltà nel periodo perinatale per cui è importante non forzarsi e forzare i propri compagni a fare ed agire come non si sentono….
Piuttosto può essere utile aprire un dialogo di coppia e se ci si sente in difficoltà chiedere aiuto sia individualmente che come coppia a seconda delle diverse situazioni.
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Il pianto del neonato e i suoi significati
Il pianto del bambino, è la prima e più importante forma di comunicazione con il mondo e ha lo scopo di attirare l’attenzione di mamma, papà o di chi si prende cura di lui. Piangendo il neonato richiede la presenza del genitore, stimolandolo a interagire e instaurando così una relazione con il caregeaver. E' il pianto la prima forma di contatto con il mondo circostante.
Ricordate che da parte sua il bambino capisce abbastanza velocemente che il suo pianto richiama la mamma o il papà, che vengono per sollevarlo dai suoi disagi e soddisfare i suoi bisogni fondamentali. Tutto ciò è necessario per la sua sopravvivenza fisica ed emotiva.
Nei primi mesi di vita il bambino può piangere per diversi motivi:
- Perché ha fame
- Perché il pannolino è sporco
- Perché è stanco
- Perché è malato
- Perché ha una colica
- Perché ha caldo o freddo, stimoli troppo forti
- Perché ha bisogno di vicinanza o contatto
- Perché ha delle paure……Questo però rigurda il bambino più grande , ricordate infatti che intorno i sette/nove mesi, il pianto ha un significato più ampio, spesso legato alla paura dell’abbandono o alla presenza di adulti estranei.
Per i genitori di un neonato non è sempre facile capire perché il bambino piange e spesso si va per tentativi ed errori soprattutto nei primi due tre mesi di vita. Man mano che poi il bambino cresce si impara a conoscersi e per i genitori diventa meno arduo e difficile capire di cosa il bambino a bisogno.
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Il pianto e le difficoltà dei genitori: lasciarlo piangere?
Spesso per mamma e papà il pianto causa preoccupazione, ansia, angoscia, tutti vissuti emotivi che sono frutto della paura di non saper riconoscere e rispondere tempestivamente alle esigenze del proprio figlio.
Ricordatevi che il mestiere di genitori si impara “sul campo”.
Spesso soprattutto nei primi mesi il genitore può vivere con rammarico, senso di colpa e rabbia il fatto di non riuscire a far smettere il proprio bambino di piangere. Le cosiddette coliche del lattante sono una delle fasi più difficili da affrontare. Ore e ore con il bimbo in braccio piangente e urlante…
Per alcuni di voi può essere molto difficile reggere al pianto continuo e spesso ininterrotto che sopraggiunge proprio nel momento della giornata in cui anche voi siete più stanchi e desiderereste potervi riposare…..
Le coliche altro non sono che un accumulo di tensioni che il neonato scarica con il pianto ed è molto importante che venga contenuto fisicamente e consolato.
RICORDATE: lasciar piangere un bambino piccolo non è il modo giusto per favorire la sua autonomia; continuando a piangere, il piccolo non potrà che sentirsi impotente e trarre la conclusione di doversela comunque “sbrigare” per conto proprio. Ovviamente col tempo il pianto cesserà, ma sarà solo un segno di resa, se invece rispettate i suoi tempi, il bambino a poco a poco acquisirà da solo la capacità di autoconsolarsi. I bambini hanno bisogno di calore fisico su cui poter contare, al fine di soddisfare i loro bisogni e diminuire lo stress.
Ma perché può essere così difficile ascoltare il pianto del bambino, sintonizzarsi con lui, dargli un ascolto capace di capire il suo disagio sia esso fisico (fame, sete, stanchezza) o emotivo (paura, bisogno di vicinanza...ecc)?
Le difficoltà del genitore soprattutto nelle prime settimane dopo il parto sono molto comuni e possono essere dovute:
- sia al fatto che il pianto del bambino attiva nel genitore vissuti non sempre consapevoli che portano ansia, talvolta attivano rabbia o reazioni di evitamento
- sia perché talvolta il bambino piange per la maggior parte del tempo ed il genitore si sente impotente ed incapace entrando in una situazione a circolo vizioso che accresce lo stress reciproco
Quello che comunque sappiamo dalle ricerche degli ultimi anni è che la risposta che il neonato riceverà da parte degli adulti può influenzare profondamente il suo futuro sviluppo neurale e, quindi, emotivo e sociale.
Proprio per questo motivo è importante poter accettare i propri limiti, e se vi sentite troppo stanchi fatevi aiutare aiutare, facendo dei turni tra di voi o chiedendo ai nonni, a un’amica, a un parente, un professionista di darvi il cambio nell’ accudire e consolare il bambino urlante.
I sensi di colpa vi attanagliano?
Se così fosse pensate che per il vostro bambino è sicuramente più proficuo avere un genitore che ha potuto riposare o staccare qualche ora piuttosto che un genitore esausto, sopraffatto dalla stanchezza, dalla tensione nervosa o dalla rabbia condita dagli immancabili sensi di colpa ….
Questo mix non fa bene a nessuno…….
A volte anche le mamme hanno bisogno di ricaricare le pile
FATE ATTENZIONE:
Se nonostante abbiate cercato di staccare, di farvi aiutare, vedete che non riuscite a sopportare i pianti del vostro neonato allora è il momento di chiedere aiuto…..Non isolatevi , parlatene con il pediatra e rivolgetevi ad un professionista esperto in psicologia clinica e psicoterapia perinatale.
Può essere solo un momento di stress intenso, ma può essere anche la spia di una difficoltà che non va trascurata
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Il sonno e le sue criticità
Il sonno dei bambini è un argomento molto delicato e chi ha dei figli lo sa bene. Molto spesso i genitori riportano frequenti risvegli notturni pochi sono i bambini che fin da subito dormono tutta la notte o quasi… Soprattutto i neonati non conoscono ancora la differenza fra il giorno e la notte, hanno bisogno di mangiare spesso, con un ritmo modulato dalla fame. Nei primi mesi di vita i bambini hanno i loro tempi, sono esseri nuovi a questo mondo, stanno cercando di adattarsi a voi e voi a loro di conseguenza
Se a momenti vi sentite scoraggiati…. E’ tutto normale
I genitori e soprattutto le mamme che accudiscono i loro bambini 24 ore su 24 possono avere a tratti la sensazione di non farcela più a reggere alle richieste di accudimento giorno e notte.
Per alcune madri la situazione la situazione diventa insostenibile nel tempo mentre altre riescono a trovare ed accettare comunque dei compromessi che permettano loro di dormire quando il bambino dorme
Qualche consiglio…
- Cercate di creare una routine, dei riti della nanna che il bambino assocerà con il momento per rilassarsi ed andare a dormire
- Cantare una ninna-nanna o effettuare le operazioni di pulizia, bagnetto, cambio pannolino, possono costituire un buon segnale per il bambino
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La verità è che non c'è una ricetta magica che vada bene per tutti: ogni coppia madre-bambino deve trovare il suo modo per "sopravvivere" a notti complicate.
Se vi sentite in difficoltà, non aspettate di arrivare all’esasperazione, contattateci cercheremo di aiutarvi a trovare la modalità più adatta a voi e al vostro piccolo.
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Allattamento…croce delizia di ogni mamma
Uno dei quesiti e delle preoccupazioni maggiori quando nasce un bambino è rappresentato dall’allattamento .Il nutrire il proprio bambino è un aspetto che al di la degli aspetti pratici ha per le mamme profondi significati emotivi e relazionali. Questo le mamme lo sperimentano nei primi giorni/prime settimane dopo il parto, ogni intoppo nell’allattamento naturale oggi spesso è fonte di scoraggiamento, preoccupazione , senso di incapacità e colpa.
Per alcune le difficoltà nell’allattamento al seno possono diventare una vera e propria ossessione che non lascia tregua.
In realtà l’allattamento naturale o artificiale che sia dal punto di vista della relazione madre bambino ha tutte le possibilità di essere fonte di ricchezza e di stimolo per i due partner
L’importante che esso (naturale o artificiale) possa soddisfare i desideri e calmare i timori di entrambi.
Meglio una madre tranquilla e serena che allatta a biberon piuttosto che una madre angosciata stressata che vive l’allattamento come un obbligo o un dovere
Spesso ci sono madri che non riuscendo ad allattare naturalmente vivono il proprio essere mamma con un senso di colpa e fallimento.
Ricordate che l’importante è essere presenti emotivamente e riuscire a creare un buon clima affettivo e relazionale con il proprio bambino.. Quindi se mentre il vostro bimbo succhia il biberon voi gli sorridete, agganciate il suo sgurardo, gli parlate amorevolmente lo stato psichico di benessere di entrambi è garantito.
Allattare al seno è importante ed è risaputo che ha importanti benefici per la salute del bambino,
ma
ricordiamo che è uno dei canali attraverso cui si instaura il legame di attaccamento, non è l’unico…
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Svezzamento
Lo svezzamento è un momento importante nella vita del proprio bambino, che passa dal nutrirsi di solo latte (materno o artificiale) alla scoperta dei primi cibi solidi. In questa fase, che avviene dai 5 ai 6 mesi, il bambino deve lasciare il biberon o il seno della mamma per imparare a deglutire e a usare il cucchiaino. Con l'allattamento al seno o con il biberon il flusso del cibo è continuo e regolare e gli intervalli sono gestiti dal bambino e non da chi propone il pasto, come avviene invece con il cucchiaino.
Il passaggio dall'allattamento ai primi alimenti solidi o semisolidi non è sempre un percorso in discesa, ma se all’inizio avete qualche difficoltà non è il caso di disperarsi, è tutto nella norma.
Nelle prime settimane dello svezzamento il latte rimane sempre l'alimento principale nella dieta del bambino e gli altri cibi, che inizia ad assaggiare, servono per completare la sua alimentazione e la vasta gamma dei gusti alimentari che in seguito svilupperà.
Le capacità di autoregolazione e i ritmi personali del vostro bambino devono pertanto essere riconosciuti e rispettati ed è osservando il suo comportamento e assecondando le sue tendenze che potrete aiutarlo a stabilizzare dei ritmi alimentari.
Una raccomandazione: mai perdete la calma…
Dovete armarvi di tanta pazienza e seguire il desiderio di sperimentare del piccolo senza innervosirvi…
il suggerimento è di non forzare il bambino
di rispettare i suoi tempi e anche i suoi rifiuti che all’inizio sono normali.
E’ un passaggio graduale e se il bambino non cresce non sentitevi eccessivamente preoccupate.
Se dopo le prime sperimentazioni vi sentite in difficoltà, non aspettate di arrivare all’esasperazione, contattateci cercheremo di aiutarvi a trovare la modalità più adatta a voi e al vostro piccolo.
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Bambini richiedenti
«Ma cos’ha questo bambino?»
Siete arrivate anche voi a sentirvi esasperate e a farvi questa domanda?
Ci sono bambini “facili” da gestire: tranquilli, adattabili, prevedibili; altri bambini sono invece più complicati da comprendere e da accudire, ostinati, esigenti e imprevedibili.
Sono bambini che vengono definiti “ad alta richiesta”.
Il vostro bambino cambia facilmente umore?
E’ insofferente a ogni costrizione?
Reagisce in modo fortemente emotivo a situazioni banali?
Si stanca e si sovraccarica facilmente se c’è confusione o troppi stimoli?
Sembra sempre insoddisfatto e inappagato?
Se si, allora avete un bambino con bisogni intensi che richiede molte attenzioni.
Sappiate che è normale che vi possiate sentire molto stressati dalle sue richieste, tanto da arrivare al punto di sentirvi impotenti.
Ricordate:
• Un bambino difficile non è il risultato di uno stile educativo (a volte i genitori hanno altri bambini che, nonostante siano stati educati allo stesso modo, hanno un carattere differente);
• Un bambino difficile richiede più attenzione, comprensione, sostegno e persino creatività da parte dei genitori
Insomma, il bambino ad alta richiesta è ……..
• quello "difficile" da accudire anche per la mamma più amorevole
• quello che ha bisogni più complicati
• quello che non si adatta e non si accontenta
• quello per il quale il genitore deve sempre spremersi al meglio
I bambini ad alta richiesta è importante che abbiano dei genitori ad alta risposta!
Non vi sconfortate però se non vi sentite pronti ad essere dei genitori ad alta risposta
Non è facile rispondere a bisogni così costanti ed intensi, tenete presente che cercando di capire cosa può provare il vostro piccolo, le origini del suo bisogno lo potrete aiutare enormemente.
Se vi sentite in difficoltà in questo difficile compito non esitate a contattarci, cercheremo di capire insieme a voi come aiutarvi ad imparare a comprendere il vostro bambino.